11/28/2009
Due domande mi frullano in testa e scaturiscono da ciò che il solito Spatuzza dichiara il 16 marzo 2009, il racconto ai pubblici ministeri del "tesoro" dei Graviano. "Cento lire non gliele hanno levate a tutt'oggi. Non gli hanno sequestrato niente e sono ricchissimi".(perchè? è la prima domanda).
"Non si fidano di nessuno, hanno costruito in questi vent'anni un patrimonio immenso". Dal 1989 e fino al 27 gennaio 1994 ,giorno dell'arresto in un noto Ristorante di Milano, Filippo e Giuseppe decidono di starsene latitanti a Milano e non a Palermo.Sicuramente hanno le loro buone ragioni. A Milano possono contare su protezioni eccellenti e insospettabili che li mimetizzano meglio delle strade di Brancaccio .Perché? "E' anomalissimo", dice il mafioso, la chiave sono i soldi,e sicuramente erano tanti,belli sporchi da ripulire .
Spatuzza non parla più di morte, di bombe, di assassini, ma del denaro dei Graviano. E ha pochi dubbi che Giuseppe Graviano (che chiama “Madre Natura” o “Mio padre”) “si giocherà l’asso” contro chi a Milano è stato il mediatore degli affari di famiglia, Marcello Dell’Utri, e l’utilizzatore di quelle risorse, Silvio Berlusconi(sempre lui:"l'utilizzatore finale")
i loro nomi forse non sono un mistero. Di più, Gaspare Spatuzza li suggerisce. Interrogatorio del 16 giugno: "Filippo ha nutrito sempre simpatia nei riguardi di Silvio Berlusconi e Marcello Dell'Utri, (...) Filippo è tutto patito dell'abilità manageriale di Berlusconi. Potrei riempire pagine e pagine di verbale ,per raccontare, della simpatia e del... possiamo dire ... dell'amore che lo lega a Berlusconi e Dell'Utri".
"L'asso nella manica" di Giuseppe Graviano, "il jolly" evocato dal mafioso come una minaccia - sostengono fonti vicine all'inchiesta e lo conferma anche Spatuzza , nelle connessioni di affari che, "negli ultimi vent'anni", la famiglia di Brancaccio ha coltivato a Milano. Dice Spatuzza: "Filippo mi disse: facceli fare i processi a loro, perché un giorno glieli faremo noi, i processi".
Nei primi anni novanta, Filippo e Giuseppe preparano la fuga dalla Sicilia.
Spatuzza ,interrogatorio del 16 giugno 2009,: "Nel 1991, vendono, svendono il patrimonio. Cercano i soldi, ,vogliono, liquidità e io non so come sono stati impiegati ,poi, questi capitali, e per quali acquisizioni. Certo, non sono restati in Sicilia". I Graviano, a Gaspare, non sembrano più interessati "alle attività illecite". "Quando Filippo esce dal carcere nell'88 o nel 1989, esce con questa mania, questa grandezza imprenditoriale. I Graviano hanno già, per esempio, le tre Standa di Palermo affidate a un prestanome, in corso Calatafimi a Porta Nuova, in via Duca Della Verdura, in via Hazon a Brancaccio". "Filippo mi parla di Borsa, di Tizio, di Caio, di investimenti, di titoli. (...). Mi dice: vedi Gaspare, io so quanto posso guadagnare nel settore dell'edilizia, ma se investo ,i miei soldi, in Borsa, nel mercato finanziario, posso perdere e guadagnare, non c'è certezza. Addirittura si dice che a volte, se si benda una scimmia e le si fa toccare un tasto, può riuscire meglio di un esperto. Filippo è attentissimo nel seguire gli scambi, legge ogni giorno il Sole 24ore. Tiene in considerazione la questione Fininvest, d'occhio il volume degli investimenti pubblicitari. Mi dice meraviglie di una trasmissione come Striscia la notizia. Minimo investimento, massima raccolta di spot, introiti da paura. "Il programma più redditizio della Fininvest", dice. Abbiamo parlato anche di Telecom, Fiat, Piaggio, Colaninno, Tronchetti Provera, ma la Fininvest era, posso dire, un terreno di sua pertinenza, come se fosse un suo investimento, come se fossero soldi messi da tasca sua, la Fininvest".
E' l'interrogatorio del 29 giugno 2009. Gaspare conclude: "Le mie dichiarazioni non possono bruciare l'asso conservato nella manica di Giuseppe(Graviano)" . Un mese dopo (28 luglio 2009), i pubblici ministeri chiedono a Filippo dove siano le sue ricchezze. Quello risponde: "Non ne parlo e mi dispiace non poterne parlare".
Fermiamoci un attimo a fare alcune considerazioni:
Scenario Milano,primi anni 90, da una parte dei personaggi,mafiosi,con una grandissima disponibilità di denaro,sporco perchè proveniente dai più disparati traffici illeciti,prima di tutto quello della droga, bisognosi di protezione ,questi personaggi,dall'altra parte abbiamo un imprenditore rampante con le mani in pasta un po ovunque e alla perenne ricerca di denaro fresco da pompare alle sue imprese,questo personaggio gode di appoggi ,importanti e coperture politiche: è l'uomo giusto per i personaggi di cui sopra....
può servire sia per ripulire il denaro che per assicurare copertura e protezione..salvo poi.....
Non dimentichiamo che l'imprenditore ,che chiameremo Silvio per comodità,aveva già da tempo delle frequentazioni che definirei "equivoche":Stefano Bontate, Mimmo Teresi, Tanino Cinà, Francesco Di Carlo..non potevano certo definirsi delle perle di galantuomini,per non parlare di Gaetano e Antonino Grado,latitanti ed ospiti nella tenuta di Villa San Martino ad Arcore,sotto l'ala protettiva di un altro ospite illustre:Vittorio Mangano,lo pseudo stalliere di Arcore, capo del mandamento di Porta Nuova ,il mafioso, "che poteva chiedere qualsiasi cosa a Dell'Utri.
Silvio, il "self made men"l'uomo fattosi da solo che forse tanto da solo,come è nella logica delle cose, non
s'è fatto....ma fosse solo questo...!!
Il fatto è che si è fatto aiutare dalle persone sbagliate.... che ora gli presentano il conto...
e che conto...!!! aloi calabrese
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