sabato 19 dicembre 2009

Le verità nascoste-Navi dei veleni-per non dimenticare....

12/05/2009

«Avevamo bisogno di affondare delle navi che ci erano state commissionate ed erano al largo di Cetraro. Ci serviva un motoscafo per portare l’esplosivo da riva fino al largo».

Inizia così il racconto di Francesco fonti,pentito della 'ndrangheta ad un magistrato dell'antimafia,è il 21 Aprile del 2006,Fonti si riferisce ad un episodio del 93 l'affondamento ,con annessa truffa all'assicurazione di una nave carica di rifiuti tossici,radiottivi,al largo delle coste calabre.

Il racconto del pentito:«Ci siamo incontrati in quel negozio di mobili. Spaccarotelle è il nome del mobilificio. Noi gli abbiamo detto che avevamo bisogno di un paio di motoscafi e lui ha detto: 'No, non ci sono problemi. Quanto grandi li volete? Da altura, da mezzo mare?'. E ci procurò due motoscafi. Noi caricammo... il materiale esplosivo l’avevamo portato da San Luca e, da Cetraro Marina, alla fine del lato Nord, c’erano i motoscafi, fin là si può arrivare anche con le macchine sulla strada interna del lungomare... Abbiamo preso le casse di esplosivo, le abbiamo messe sui motoscafi e siamo partiti al largo, siamo arrivati alle navi, gli autisti dei motoscafi hanno aspettato, noi abbiamo fatto il trasbordo e le abbiamo lasciate lì. Il giorno dopo siamo tornati di nuovo per sistemare l’esplosivo nei punti dove doveva esplodere per far imbarcare l’acqua e mandarle a fondo. Solamente che affondarle tutte e tre assieme lì abbiamo pensato che non era tanto intelligente, e abbiamo deciso una di farla affondare lì, le altre due di mandarle una verso lo Ionio, a Metaponto, e l’altra verso Maratea »

«Nelle navi in quel momento c’era una certa quantità di fusti che non erano stati smaltiti all’estero...»,,spiega il pentito, per i motoscafi a Franco Muto, boss di Cetraro, andarono 200 milioni di lire per il disturbo, dall’Olanda arrivarono una decina di casse di esplosivo militare, il carico finito in fondo al mare, invece, secondo il pentito era di origine norvegese.

«Avvenne di sera, era buio. Eravamo già gennaio, quindi verso le 7 e mezzo di sera... C’erano dei detonatori, però a breve portata, mi sembra 300 metri. Sono stati fatti brillare dal motoscafo».

Bruno Giordano, capo della Procura di Paola:"Molte cose restano da verificare, ed è difficile. «Ma il velo è squarciato, nessuno può più sostenere che le navi non ci sono», dice.

ha scoperto lungo il greto del torrente Oliva, tra Aiello Calabro e Serra d’Aiello, la presenza di metalli pesanti, radioattività di origine artificiale, «quantità rilevantissime di mercurio». Poi, mesi fa, sul suo tavolo è arrivato un documento dell’Arpacal, una rilevazione condotta nel Tirreno: fuori da Cetraro sottacqua c’era qualcosa di lungo, almeno 80 metri. La Marina non aveva mezzi a disposizione, Giordano si è rivolto a Silvio Greco, assessore all’Ambiente della Regione Calabria e biologo marino, che ha trovato un robot in grado di ispezionare i fondali,il robot filma un relitto. «Laggiù la pressione è 50 atmosfere , dice Greco ,: la telecamera ha inquadrato almeno un fusto quasi del tutto schiacciato. Gli altri dovrebbero essere nella stiva: ora bisogna capire che cosa contengono e come trattarli. Poi vanno cercate le altre due navi di cui parla il pentito »

la Regione Calabria aveva segnalato al governo le preoccupazioni espresse dal procuratore Giordano, con una nota inviata a firma dell'assessore Greco il 13 maggio scorso. La lettera era stata inviata, poiché la Regione non ha competenze dirette né sul mare né sui rifiuti tossico-radioattivi, al ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo e ai sottosegretari Guido Bertolaso e Gianni Letta. L'11 giugno la Regione ha sollecitato il governo ad avere informazioni in merito e il sottosegretario Bertolaso ha risposto che avrebbe interessato il ministro dell'Ambiente.

L'esecutivo regionale e il presidente Agazio Loiero hanno sollecitato il governo nazionale ''ad assumere, senza rinvii e senza attese, provvedimenti di emergenza'' e chiesto ''di essere coinvolti nei processi decisionali che si andranno ad attuare per mettere in sicurezza i siti, marini e terrestri, presumibilmente inquinati da depositi tossico-radioattivi''. Loiero ha anche ringraziato il procuratore Giordano ''il quale ha portato alla luce una verità che potrebbe portare nei prossimi mesi a una verità più grande''.



Intanto, dopo il ritrovamento del presunto relitto del Cunsky in Calabria, riprende quota in Basilicata la segnalazione di un possibile affondamento di una nave utilizzata per il traffico di rifiuti radioattivi. Nel 2005 il collaboratore di giustizia, che per primo ne ha parlato, ha dichiarato anche che al largo di Maratea (Potenza) nel 1992 fu fatta affondare la nave 'Yvonne' che trasportava 150 fusti di fanghi radioattivi. La conferma alle dichiarazioni del pentito giunta da Cetraro ora viene attentamente valutata anche in Basilicata. Si sono già svolte delle ricerche e, a quanto apprende l'Adnkronos, ci sono delle tracce.



Nel 2007 il Dipartimento Ambiente della Regione Basilicata commissionò uno studio all'Istituto per l'ambiente marino costiero del Cnr per ricavarne una cartografia marina e costiera. Si trattava di realizzare la 'Cartografia morfobatimetrica al largo della costa lucana' ma nello stesso tempo le attività avrebbero consentito di acquisire informazioni su ciò che poteva essere presente in quel tratto e in quello immediatamente confinante. Nel corso di quattro campagne oceanografiche furono utlizzate le navi 'Urania' e 'Thetis' e la research vessel 'Napoli'.



I rilievi effettuati si spinsero fino a una profondità di 600 metri. Le ricerche si sono concluse con la stesura della cartografia, così come richiesto, ma hanno anche evidenziato la presenza di 7 'target'. In pratica le carte mostravano la presenza di 7 'macchie', la cui natura però non poteva essere determinata. Si trovano alla profondità di 81 metri, 113 m, 512 m, 448 m, 526 m, 484 m, 62 m.



Potrebbe trattarsi di rocce ma una di queste 'macchie' è ritenuta particolarmente significativa perché simile a quella della nave affondata che è stata rilevata a suo tempo a Cetraro. La nave ritrovata in Calabria, infatti, era stata evidenziata con tanto di coordinate da una ricerca oceanografica e poi confermata dal robot marino il 12 settembre sulla base di quelle coordinate.

Ascoltiamo cosa dice il dottor Giacomino Brancati, medico e consulente della Procura. La sua relazione fa paura. «Si può confermare l’esistenza di un eccesso statisticamente significativo di mortalità nel distretto di Amantea rispetto al restante terri­torio regionale, dal ‘92 al 2001, in particolare nei comuni di Serra d’Aiello, Amantea, Cleto e Malito ». Parla di tumori maligni di colon, retto, fegato, mammella. Invita a indagare lungo il corso dell’Oliva.

Ma "lo Stato"non ci sta : il ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo, parla di «irresponsabile speculazione politica che pezzi della sinistra stanno conducendo sul caso della cosiddetta 'nave dei veleni' in Calabria». «Siamo davanti ad una situazione complessa - spiega il ministro - con ipotesi di inquinamento sulla terraferma e un relitto non ancora identificato, ad oltre 400 metri di profondità, che si teme possa contenere rifiuti inquinanti o radioattivi e che è al centro di una inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia. Credo che dinanzi ad una realtà di tale problematicità la politica debba mostrare responsabilità e capacità di intervento». «Nell'ultimo mese - prosegue la Prestigiacomo - c'è stato chi ha lavorato per innescare un clima di paura e di protesta, chi si è esercitato nel fare l'amministratore di lotta e di governo, trattando al mattino col Governo e condividendo le scelte adottate, e correndo un minuto dopo a dichiarare, mentendo scientemente, che il Governo non fa niente, organizzando manifestazioni e spedizioni, seminando terrore e furore nel tentativo di lucrare elettoralmente sulla paura dei calabresi».

Il 19 novembre Un dossier puntuale e completo sulla vicenda delle navi dei veleni e i traffici illeciti di rifiuti tossici e pericolosi che nel corso degli anni hanno avvelenato gran parte del Belpaese è stato consegnato da una delegazione di Legambiente al Dott. Alberto Ruffo, Consigliere di Stato (Affari Interni e rapporti con le Autonomie) della Presidenza della Repubblica.

“La grande attenzione dimostrata dalle più alte cariche dello Stato per il tema dei traffici illeciti dei rifiuti e degli affondamenti sospetti nel Mediterraneo, ci fa ben sperare rispetto alle richieste fatte al Governo dalla nostra associazione, per venire a capo in tempi ragionevolmente brevi delle vicende inquietanti sulla gestione illegale dei rifiuti che hanno caratterizzato la storia degli ultimi venti anni e continuano oggi a costituire un pericolo per la salute dei cittadini e dell’ambiente”.

Nuccio Barillà del direttivo nazionale dell’associazione, insieme al direttore del Quotidiano della Calabria Matteo Cosenza, ha consegnato una nota relativa alle oltre 30mila firme raccolte dal quotidiano con la petizione Liberi dalle scorie, attraverso la quale i cittadini calabresi hanno espresso i loro timori per i rischi di contaminazione dovuti agli interramenti di scorie tossiche nelle fondamenta degli edifici e nella messa in opera di infrastrutture pubbliche.



“Il Dott. Ruffo – ha dichiarato Sebastiano Venneri – ha espresso attenzione e interesse verso un problema che il Presidente della Repubblica sente come rilevante, mostrando particolare sensibilità nei confronti dei cittadini preoccupati per la loro salute e il futuro del loro territorio. Da qui il nostro auspicio affinché il Presidente possa tornare in Calabria, e specificatamente nella città di Crotone, simbolo di quell’Italia operosa e ricca di storia, oggi nota alle cronache soprattutto per le vicende legate agli smaltimenti illeciti dei rifiuti industriali e ai rischi per la salute dei suoi abitanti”.

Intanto una nota del ministero dell'Ambiente spiega:

si cono concluse le indagini sottomarine effettuate dalla "Mare Oceano" a largo di Maratea e Palinuro. Con le strumentazioni della nave, sono stati indagati i fondali di due aree, una di 9 miglia per 2 e un'altra, contigua, di 2 miglia per 5, che erano state indicate, con precise coordinate geografiche, dalla Procura di Lagonegro come zone di possibili affondamenti delle cosiddette "navi a perdere" cariche di rifiuti pericolosi.



Nell'area non sono stati trovati relitti di imbarcazioni riconducibili alle navi che si ritengono affondate con un carico di rifiuti tossici. L'indagine dei fondali ha consentito di identificare, a 550 metri di profondita', uno scafo affondato di circa 20 metri, probabilmente una imbarcazione da diporto affondata per un incendio a bordo sulla quale sono stati trovati consistenti rilasci di reti da pesca. L'imbarcazione non reca

segni di identificazione ne' il naufragio risulta segnalato nei registri dei sinistri marittimi delle Capitanerie di Porto territorialmente competenti.



Inoltre, su un'area di 80 m. per 20, a 600 metri di profondita'. E' stato identificato un "giacimento" di antiche anfore, probabilmente di epoca romana. Nell'area ispezionata sono stati effettuati rilievi di radioattivita' che hanno dato esito negativo.

Non ci sono 'navi a perdere' nei fondali di Maratea, in Basilicata, ma solo il relitto di un'imbarcazione da diporto e un "giacimento" di antiche anfore.

Spiegazioni che non convincono,infatti:in un libro i dubbi di un sub:

Si chiama "Navi mercantili perdute", edito nel 1977 a cura dell'Ufficio Storico della Marina Militare. E' il terzo volume di una collana che si chiama "La Marina Italiana nella Seconda Guerra Mondiale". Un libro illustrato all'Agi da Francesco Sesso, fotografo subacqueo cosentino, pluripremiato in diverse manifestazioni, in Italia e all'estero, e campione italiano di fotografia subacquea. Di relitti Sesso ne ha visitati e studiati parecchi. E allora si e' appassionato anche alla storia della "nave dei veleni".



E ha scoperto che su questo libro e' citata una sola nave Catania, e non sarebbe affatto quella che, secondo il Ministero dell'Ambiente, e' affondata nel 1917 al largo di Cetraro. E' invece un piroscafo costruito nel 1919 e che, dopo alterne vicende, sarebbe stato demolito nel porto di Napoli. E' la stessa nave? Magari ci si sbaglia sulle date, ma perche' il Ministero dell'Ambiente, per evitare ambiguita', ha avvisato di

non cadere nell'errore di confondere la Catania con la Citta' di Catania, altra nave, affondata a Brindisi, e non ha citato invece questa, che sarebbe del tutto diversa ma omonima della nave scoperta a Cetraro? Francesco Sesso critica anche le immagini che si trovano sul sito del Ministero dell'Ambiente.



"Quel relitto e' in condizioni troppo buone per avere 92 anni", ci dice. "Al massimo e' della Seconda Guerra Mondiale. E poi, a quella profondita' e con quella pressione, le lettere in rilievo della scritta non ci sarebbero state, dopo tutto questo tempo. Sarebbero completamente coperte da incrostazioni". E cita il caso di una nave esplorata al largo di Fiumefreddo Bruzio, della Seconda Guerra Mondiale e a soli 60 metri di profondita'.



"Di scritte li' non ce ne sono rimaste, - osserva - nessuna. Siamo dovuti entrare nella sala macchine per trovare la scritta con il cantiere di costruzione. Era il solo modo per identificare la nave. E si vede bene lo squarcio provocato da un siluro, grande tanto da far passare anche 10 sub. Ma nella nave filmata dal Rov del Ministero, lo squarcio dov'e'?. Dalla struttura e dalla conservazione delle lamiere, - aggiunge - le due navi, quella filmata a settembre e questa che e' sul sito del Ministero, sembrano diverse. E poi la prima e' a 500 metri, la seconda a 480.



Si vede dalle sovraimpressioni sulle immagini. Non e' una differenza da poco, e' come se ci si sbagliasse di due navi una sopra l'altra. E la misura e' fatta con strumenti che costano centinaia di migliaia di euro. Non con giocattoli".



Ad oggi non ci sono novità rispetto a queste notizie,pare che tutto sia caduto nel dimenticatoio,dopo le scandalose risposte del "ministro Prestigiacomo",anche lei con i suoi bravi scheletri nell'armadio,e di alcuni amministratori locali che si sono risentiti dal fatto che era stata sollevata la questione.

Vorrei porre l'accento su questa questione affinchè non cada nell'oblio...delle cose da fare ma mai fatte...aloi calabrese

Nessun commento:

Posta un commento