sabato 19 dicembre 2009

Noi, la Associazione \"Madres de Plaza de Mayo\" supplichiamo, chiediamo a Dio in una immensa preghiera che si estenderà per il mondo, che non perdoni lei signor Giovanni Paolo II, che denigra la Chiesa del popolo che soffre, ed in nome dei milioni....

12/05/2009
«Al generale Augusto Pinochet Ugarte e alla sua distinta sposa,


Signora Lucia Hiriarde Pinochet, in occasione delle loro nozze d'oro matrimoniali e come pegno di abbondanti grazie divine»,
scrive senza imbarazzo il Sommo Pontefice, «con grande piacere
impartisco, così come ai loro figli e nipoti, una benedizione apostolica speciale.

Giovanni Paolo II.»
A vent'anni dal golpe la legittimazione più calorosa arrivò al dittatore Augusto Pinochet dal Vaticano. 18 febbraio 1993: in occasione delle sue nozze d'oro vengono inviate due lettere autografe in spagnolo che esprimono amicizia e stima e portano in calce le firme di papa Wojtyla e del segretario di Stato Angelo Sodano che in verità è ancora più caloroso e prodigo di apprezzamenti.Sodano era stato nunzio apostolico in Cile dal '77 all'88, e nell'87 aveva perorato e organizzato la visita del papa a Santiago, ignorando le accese proteste dei circoli cattolici impegnati nella difesa dei diritti umani. Il cardinale scrive di aver ricevuto dal pontefice «il compito di far pervenire a Sua Eccellenza e alla sua distinta sposa l'autografo pontificio qui accluso, come espressione di particolare benevolenza».

Aggiunge: «Sua Santità conserva il commosso ricordo del suo incontro con i membri della sua famiglia in occasione della sua straordinaria visita pastorale in Cile». E conclude, riaffermando al signor Generale, «l'espressione della mia più alta e distinta considerazione».

Naturalmente Il Vaticano non rese pubbliche queste lettere.

Neanche Pinochet lo fece, Si decise di mantenerle private, per timore di attirare nuove polemiche. Ma dopo tre mesi i documenti furono portati alla luce dal quotidiano cileno "El Mercurio". E furono ripresi da "Témoignage Chrtien", la rivista francese dei cattolici progressisti. Provocando,giustamente, «reazioni di rivolta, di tristezza e di vergogna», nel ricordo delle barbare esecuzioni e delle feroci torture perpetrate dal regime di Pinochet.

Vi furono indignate proteste.A Caen un gruppo di preti-operai particolarmente indignati all'iniziativa del Papa e di Sodano opposero al commosso ricordo di Wojtyla «l'emozione davanti alla morte del presidente Allende e di molti suoi collaboratori; davanti alla retata e al parcheggio dei sospetti nello stadio di Santiago; davanti alle dita amputate del cantante Victor Jara per impedirgli di intonare sulla sua chitarra gli accordi della libertà; davanti alle sparizioni, alle carcerazioni, alle torture».

«Durante il potere di Pinochet Gesù Cristo era crocifisso ancora»

Quando il dittatore venne arrestato a Londra l' incontro in Vaticano fra il cardinal Sodano e il sottosegretario cileno agli Esteri Mariano Fernandez,viene visto come un tentativo di attivare il Vaticano in soccorso di Pinochet, riproponendo gli inquietanti interrogativi che accompagnarono la rivelazione dei messaggi di auguri. Nel '93, Pinochet non era più il capo dello Stato, ma solo il comandante delle Forze Armate. E Sodano era tornato già da cinque anni in Italia dove aveva preso il posto di Agostino Casaroli al vertice della diplomazia pontificia.

Che ragione c'era di dispensare riconoscimenti così entusiastici, coinvolgendo anche il papa in prima persona, per una ricorrenza non così straordinaria che avrebbe al massimo meritato un asciutto telegramma di felicitazioni? La risposta, a sentire i cattolici cileni che lavoravano a Santiago per la Vicaria de la Solidaridad, un organo della curia che per sedici anni - dal '76 al '92 - si è battuto contro le atrocità della dittatura, è nel feeling che, nonostante le tensioni provocate dalle denunce dei sacerdoti socialmente più impegnati e dagli episodi di cronaca più scabrosi, si era instaurato fra Sodano e Pinochet.

Nel conflitto fra ragion di Stato e difesa dei diritti umani, pur senza plateali favoreggiamenti, il nunzio apostolico avrebbe privilegiato il dialogo con il regime, assecondando l'ipocrita transizione che provoca ancor oggi nel Cile tante lacerazioni. Negli inevitabili scontri con Pinochet, Sodano avrebbe badato a difendere l'istituzione Chiesa più che l'incolumità delle vittime perseguitate dalla dittatura.

Non è comprensibile che, come dimostra l'estrema cordialità dei messaggi augurali per le nozze d'oro, a distanza di pochi anni il Vaticano abbia rimosso le pagine più tragiche della storia cilena e si sia profuso in attestati di stima verso il carnefice. La lunga permanenza di Sodano a Santiago è coincisa con un processo di spaccatura

all'interno della Chiesa cilena. Da un lato le frange più conservatrici del mondo cattolico facevano quadrato intorno alla dittatura in nome dell'anticomunismo. Dall'altro gli ambienti più aperti trasformavano la Vicaria de la Solidaridad nel vero simbolo dell'antipotere.

Da circa sette anni la Vicaria de la Solidaridad, che già dopo il referendum da cui uscì sconfitto Pinochet nell'88 aveva perso la funzione primaria, si è trasformata in un centro documentazione.

Attraverso i suoi archivi è possibile ricostruire nei dettagli i controversi rapporti fra una Chiesa di ispirazione progressista e il generale che si richiamava anche ai principi

della fede cattolica per giustificare la sua azione di sterminio.

Nell'83 la giunta militare sbatte in carcere tre sacerdoti stranieri che più avevano alzato la voce nelle proteste. Sodano chiede la loro liberazione.

I tre vengono espulsi.Per evitare fratture più traumatiche, papa Wojtyla, tramite Sodano, invita i militari a cercare risposte positive alle condizioni e alle situazioni di

violenza.

Pinochet, in cerca di legittimazioni, si dichiara in sintonia con le aspettative del pontefice: "il governo cileno è impegnato nella creazione di un sistema democratico di ispirazione occidentale e cristiana; il messaggio di sua Santità è uno strumento prezioso per la realizzazione di questi obiettivi".

Per limiti d'età va in pensione ,lo scomodo, cardinale Henriquez, a sostituirlo viene chiamato Juan Francisco Fresno, un arcivescovo più in sintonia con Sodano.Nell'84 a Santiago, nella parrocchia di San Francesco si invoca la punizione divina contro i torturatori di Stato. Colti di sorpresa, i militari dichiarano guerra alle frange sovversive della Chiesa e consegnano a Sodano un dossier da inoltrare in Vaticano, in questo si proclamano salvatori della patria. Scoppia poi la grana dei terroristi del Mir, presunti killer del sindaco di Santiago Carlos Urzia, che trovano rifugio negli uffici della Nunziatura. È una brutta rogna per Sodano.

Anche se il Vaticano non ha firmato la convenzione sull'asilo politico, ragioni umanitarie sconsigliano la consegna dei ribelli a un governo che non dà alcuna garanzia sulla regolarità di un processo. Sodano chiede che ai quattro venga rilasciato un salvacondotto. I militari si irrigidiscono. Sodano chiede per la prima volta aiuto

legale agli avvocati della Vicaria, istituzione che ha sempre percepito pericolosamente estranea alla sua linea diplomatica.

Snobba spesso le sue ricorrenze,e secondo i racconti che circolavano nelle comunità ecclesiali, avrebbe dissuaso un cattolico torturato dal sollecitare l'intervento della Vicaria.

Stavolta è Pinochet a cedere.

Dopo circa tre mesi di battaglie legali, i quattro guerriglieri del Mir ottengono il salvacondotto e salgono su un aereo diretto in Ecuador.

Ma per Sodano le insidie non sono finite. Il sacerdote francese Pierre Dubois, e Carlos Camus, vescovo di Linares, creano nuovi attriti col regime, lanciando anatemi dai pulpiti.

Dopo il fallito attentato a Pinochet nell'86, Sodano elabora una strategia della distensione che culmina con la visita del Papa a Santiago.

Ai fedeli che esprimono indignazione, il nunzio assicura che si tratta di una missione esclusivamente pastorale. Ma anche se Wojtyla incontra esponenti dell'opposizione, il clou del viaggio è l'apparizione sul balcone presidenziale del pontefice al fianco del dittatore. La Vicaria viene invece appena sfiorata. Il Papa saluta i suoi dirigenti nel cortile antistante, senza mettere piede nei locali. Sodano lascia Santiago nel giugno '88. E nell'accomiatarsi si dice preoccupato per «l'attuale situazione del paese, perché vedo che non vi è un profondo rispetto degli uni per gli altri.»

Cinque anni dopo, a freddo, il segno del suo rispetto lo riserverà al dittatore.

Il 19 febbraio 1999, in attesa della sentenza della Camera dei Lords sul "caso Pinochet", la Segreteria di Stato vaticana, tramite il Card. Sodano, interviene presso il Governo di Londra, invocando ragioni umanitarie per sostenere che l'ex-

dittatore cileno non debba essere estradato in Spagna ma rinviato in Cile. Qualche giorno dopo le Madres de Plaza de Mayo scrivono indignate al papa.





Buenos Aires 23 febbraio 1999



Signor Giovanni Paolo II,

Molti giorni abbiamo impiegato per assimilare la richiesta di

perdono che Lei, Giovanni Paolo II, ha reclamato per il

genocida Pinochet.

Ci rivolgiamo a lei come ad un cittadino comune perché ci

sembra aberrante che dalla sua poltrona di papa nel Vaticano,

senza conoscere né aver sofferto in carne propria il pungolo

elettrico (picana), le mutilazioni, lo stupro, si animi in nome

di Gesù Cristo a chiedere clemenza per l'assassino.

Gesù fu crocifisso e le sue carni furono straziate dai giuda

che come lei oggi difende un assassino.

Signor Giovanni Paolo, nessuna madre del terzo mondo che ha

dato alla luce un figlio che ha amato, coperto e curato con

amore e che poi è stato mutilato e ucciso dalla dittatura di

Pinochet, di Videla, di Banzer o di Stroessner accetterà

rassegnatamente la sua richiesta di clemenza.

Noi la incontrammo in tre occasioni, però lei non ha impedito

il massacro, non ha alzato la sua voce per le nostre migliaia

di figli in quegli anni di orrore.

Adesso non ci rimangono dubbi da che parte lei stia, però

sappia che sebbene il suo potere sia immenso non arriva fino a

Dio, fino a Gesù.

Molti dei nostri figli si ispirarono a Gesù Cristo, nel donarsi

al popolo.

Noi, la Associazione "Madres de Plaza de Mayo" supplichiamo,

chiediamo a Dio in una immensa preghiera che si estenderà per

il mondo, che non perdoni lei signor Giovanni Paolo II, che

denigra la Chiesa del popolo che soffre, ed in nome dei milioni

di esseri umani che muoiono e continuano a morire oggi nel

mondo nelle mani dei responsabili di genocidio che lei difende

e sostiene.



Diciamo: NO LO PERDONE SEÑOR A JUAN PABLO II°.

Associazione



Madri di Plaza de Mayo

Nessun commento:

Posta un commento